INDICE

 

 

1.   GENERALITA’ –RIFERIMENTI ALLE NORME TECNICHE DEL 2008  NTC-

 

1.1        Tipologie di pali

1.2        Indagini geognostiche

1.3        Teorie classiche –calcolo della capacità portante-

1.4        Verifiche

 


 

1.   GENERALITA’ –RIFERIMENTI ALLE NORME TECNICHE DEL 2008  NTC-

 

Quando gli strati superficiali di un ammasso terroso,  per loro  natura,  non risultano idonei  a sopportare le azioni derivanti da strutture in elevazione  e non è possibile operare, per la specificità dell’intervento, il cambiamento del sito, è necessario utilizzare le   fondazione profonde.

In sostanza la mancata possibilità di poter, con l’utilizzo di fondazioni dirette, far mobilitare una resistenza del terreno   tale da sostenere i carichi trasmessi,  induce ad impiegare  questo tipo di organismo strutturale costituiti da un insieme di pali  solidarizzati trasversalmente in testa.

Ciò serve a  conferire ai sedimi  una  capacità portante  atta a salvaguardare le opere in progetto  attribuendo alle stesse, in relazione alle sollecitazioni che  devono contrastare,  condizioni   tali da soddisfare il livello di  sicurezza imposto dalla normativa ai fini del mantenimento delle condizioni di staticità e stabilità globale dei manufatti in elevazione. Detto tipo di fondazione viene impiegato altresì per limitare i cedimenti (assoluti e differenziati) che si verificherebbero in caso di impiego di fondazioni superficiali o per isolare il sedime di fondazione eventualmente soggetto a modificazioni nel tempo    della sua struttura fisica dovuto generalmente a fenomeni erosivi, di filtrazioni ecc.

 

1.1        Tipologie di pali  

Per soddisfare  queste esigenze  normalmente si utilizzano i pali che in relazione alle modalità di realizzazione, generalmente, si distinguono in pali trivellati  con asportazione di terreno e  pali infissi  senza asportazione di terreno.

 

Nel primo ambito (pali trivellati) , in cui si utilizza la perforazione attuando l’ estrazione del terreno pari ad un volume pressoché  equivalente a quello dell’elemento da realizzare, si utilizzano i pali in calcestruzzo semplice o armato gettati  in opera nei  fori realizzati  con l’impiego di speciali trivelle o sonde a percussione. L’armatura solitamente è costituita
da una gabbia metallica formata da ferri longitudinali solidarizzati  da una staffatura a spirale capace di resistere agli sforzi di scorrimento derivanti da sollecitazioni  di tipo  tagliante.

 

Nel secondo caso (pali infissi ) non viene operata nessuna estrazione di terreno  in quanto i manufatti si realizzano  per infissione diretta con l’impiego  di battitura o l’esercizio di pressione statica  , di  vibrazioni alla punta. Con questa modalità esecutiva si mettono in opera la seguenti tipologie di pali.

·         I pali in legno, ricavati  generalmente  da tronchi di albero di larice rosso, di  pino, di  quercia, di olmo e di ontano, si realizzano nel  diametro di 10  20 cm.  Questi sono muniti di una puntazza  in ghisa o in acciaio e di una  ghiera di acciaio alla testa.  il primo accorgimento  serve a  facilitare l’infissione  mentre il secondo serve a garantire l’integrità dell’elemento salvaguardandolo dai colpi di maglio  applicati durante l’infissione.

·         I pali metallici, largamente utilizzati nel  Nordamerica, sono realizzati con tubolari o profilati  ad  H  con o senza punta. Per ovviare ai problemi connessi al  deterioramento per corrosione  generalmente si possono attuare i seguenti accorgimenti comprendenti:

o   l’impiego di leghe in acciaio al rame ;

o   l’impiego di spessori delle sezioni resistenti maggiori rispetto a  quelli  minime ricavati dai calcoli;

o   il ricorso ad un idoneo  ricoprimento dei profilati con malta cementizia effettuandolo, specialmente,  nei  tratti immersi in acqua.

Spesso i pali realizzati con tubolari in acciaio, dopo la  relativa infissione,  vengono riempiti  con calcestruzzo.

·         I pali in calcestruzzo, Appartengono a questa categoria i pali ottenuti con l’utilizzo di una cassaforma metallica (tubo-forma) infissa nel terreno con battitura, senza asportazione di terreno. In questa, una volta raggiunta la profondità di progetto  e posta in opera la gabbia metallica,  viene  effettuato il getto  di calcestruzzo. Successivamente, se non ci si trova in presenza di cassaforma a perdere,  si opera l’estrazione del  tubo-forma  che può essere impiegato per  realizzare altri pali.

·         I pali in calcestruzzo prefabbricati sono   i  primi ad essere impiegati  in sostituzione di quelli in legno, sono realizzati con sezione  piena (in genere di forma quadrata, esegonale e talvolta ottagonale) o con sezione circolare cava (ottenuta con il sistema della centrifugazione),  sono dotati di una idonea armatura capace di resistere agli sforzi connessi con la movimentazione, il trasporto, la battitura e il carico statico che devono sopportare in esercizio. Possono essere dotati , come i pali in legno,  di una puntazza in acciaio.

 

1.2        Indagini geognostiche  

La progettazione di questo tipo di  manufatto non può prescindere dalla conoscenza della sequenza stratigrafica del sedime su cui allocare la palificata. E’ indispensabile individuare gli  spessori (la potenza) con cui si presentano i vari litotipi che compongono l’ammasso terroso; allo scopo l’investigazione del sottosuolo,  che deve risultare molto accurata, deve comprendere l’esecuzioni di sondaggi meccanici con prelievo di campioni necessari a caratterizzare meccanicamente i vari strati. Ciò consente di definire i parametri geotecnici con i quali si determina la resistenza di progetto  Rd che la palificata può mobilitare ai fine delle verifiche che si concretizzano con il soddisfacimento della relazione in cui detta resistenza  deve risultare  superiore alle azioni di progetto Ed.  allo scopo è necessario fare riferimento,  pedissequamente,  a quanto previsto ai §§  3.2.2  -7.11.2  -  7.11.3 -  6.2.2 - 6.4.3 delle norme tecniche per le costruzioni (NTC) circa:

·         la  programmazione delle indagini che  deve comprendere il  piano delle indagini e la relativa modellazione;

·         la determinazione delle grandezze fisiche e meccaniche da ricavare con prove di laboratorio su campioni indisturbati da correlare con prove e misure in sito;

·         la definizione del  valore caratteristico di detti   parametri geotecnici,  in riferimento al  limite considerato;

·         la definizione, previa individuazione di eventuale falda acquifera,  del  modello geotecnico  del regime delle pressioni interstiziali;

·         la scelta del tipo di palo e delle tecnologie  esecutive in funzione   della peculiarità   dei terreni e della presenza di  acqua nel sottosuolo;

·         il dimensionamento dei pali e delle relative strutture di collegamento, tenendo conto degli effetti di gruppo e  dell’interazione con il terreno includendo fra le azioni permanenti  il peso proprio del palo e l’effetto dell’attrito negativo

 

La  normativa, nell’ambito delle analisi sismiche,  fa riferimento all’azione sismica di progetto basata  sulle modalità con cui i sedimenti, in relazione alla loro conformazione stratigrafiche (in cui può essere presente o meno un substrato rigido), influenzano la propagazione delle onde sismiche. Allo scopo è prevista la classificazione del sottosuolo, che può essere attuata,  in aderenza ai §§ 7.11.2.  e 7.11.3 , in modo rigoroso oppure, in riferimento al  § 3.2.2  (Tab. 3.2.II e 3.2.III), in modo semplificato.

Nel primo caso la  risposta sismica locale viene definita  sulla base dell’ influenza del profilo stratigrafico, dell’amplificazione topografica e della stabilità nei confronti della liquefazione,  affrontando argomentazioni riguardanti:

·         la caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni;

·         la scelta dei più appropriati mezzi e procedure d’indagine;

·         l’esecuzione di prove cicliche e dinamiche di laboratorio, quando sia tecnicamente possibile il prelievo di campioni indisturbati;

·         la  valutazione della rigidezza in relazione alla eventuale  riduzione di resistenza al taglio indotta per degradazione dei terreni dovuta anche all’eventuale accumulo di pressioni interstiziali.

Nel secondo caso, l’azione sismica di riferimento si ottiene  con l’individuazione delle categorie di sottosuolo di riferimento -definite dalle norme (A,B,C,D,E,S1,S2)- operando con  un l’approccio semplificato (Tab. 3.2.II e 3.2.III), che si basa sulla determinazione della velocità equivalente delle onde di taglio Vs,30  oppure in alternativa sulla   resistenza penetrometrica dinamica equivalente NSPT,30  oppure ancora  sulla  resistenza non drenata equivalente cu,30 .  

 

1.3        Teorie classiche –calcolo della capacità portante-

Ai fini della definizione dello schema di calcolo è bene comprendere come il carico trasmesso dalle strutture in elevazione si trasferisce al sedime di fondazione.  In relazione alle sollecitazioni agenti sui pali,  il  terreno circostante viene assoggettato ad uno stato deformativo   che produce delle reazioni che si esplicitano lateralmente e alla base dei vari  elementi  che costituiscono la palificata.   In questo modo  si esplicitano meccanismi di resistenza diversi a seconda della presenza o meno  di strati consistenti  idonei  ad attestare i pali.  Logicamente nel primo caso il maggiore contributo alla resistenza  viene esplicitato  lateralmente  mentre nel secondo caso il maggiore impatto viene sopportato nella zona a contatto fra la  punta e lo strato consistente.  Da tali considerazioni sono scaturite le teorie classiche connesse con il calcolo della capacità portante che, in relazione al singolo elemento, risulta costituita dalle due aliquote definite come portata laterale e portata alla base.

 

Sulla base di tali considerazioni,  attingendo alla  letteratura in materia, nelle pagine che  seguono vengono esposte le argomentazioni riguardanti:

 

·         la ripartizione  delle  azioni  trasversali sui vari pali  operando in analogia  a quella utilizzata per   ripartire  una forza orizzontale, complanare al piano di un  solaio,  ai pilastri sottostanti;

·         la ripartizione delle sollecitazioni  verticali sulla palificata, derivanti dai carichi agenti sulle strutture di collegamento alla  testa dei pali  seguendo lo schema che prevede  il calcolo del  baricentro delle rigidezze G, (inteso come quel punto in cui la risultante  del forze verticale, ivi applicata, produce solamente  spostamenti nella direzione della sua retta d’azione) e il punto R (concepito come quel punto    relativamente al quale si ha l’equilibrio  fra le sollecitazioni agenti -forze e momenti-  con la risultante delle forze verticali applicata in detto punto);

·         il calcolo della capacità portante  (intesa come  resistenza ultima fornita dal terreno, depurata dagli effetti connessi al   peso del palo e a quelli dell’attrito negativo)  facendo riferimento alle due aliquote dipendenti dalle potenziali interazioni  che si esplicitano lateralmente e alla base del palo; tutto ciò in relazione al tipo di sedimento che  circonda gli elementi (terreni incoerenti o coerenti) , alle modalità di trasferimento del carico (presenza o assenza  di strato consistente) e alla stratificazione dei terreni interessati;

·         la valutazione dell’interazione fra i vari elementi che si esplicita  nella determinazione dell’efficienza connessa con l’effetto di  gruppo che si esplicita  in relazione alla disposizione  dei pali;  ciò, specialmente,   in riferimento alle condizioni in cui potrebbe verificarsi che la capacità portante, data (teoricamente)  dalla somma delle capacità portante dei singoli pali, potrebbe risultare inferiore a quella effettivamente  esplicitata globalmente dalla palificata;

·         la verifica di eventuali cause innescanti  il fenomeno dell’attrito negativo  e la valutazione della relativa entità; ciò nella considerazione dell’ influenza peggiorativa   sulla capacità portante che si esplicita fra pali e terreno. 

Vengono, a completamento delle argomentazioni esposte,  effettuate le verifiche di resistenza, riesaminando  dette  classiche procedure di calcolo,   adeguandole alle teorie basate sul concetto di sicurezza,  insito nelle analisi agli stati lime, introdotto dalle norme tecniche per le costruzioni del 2008.

 

1.4        Verifiche

In questo ambito è previsto che le verifiche  siano effettuate con riferimento agli  stati  limite ultimi (SLU) che a quelle di esercizio (SLE).

Nel  primo caso, non essendo espressamente previsto lo stato limite di equilibrio come corpo rigido EQU,   si distinguono  lo stato limite di resistenza della struttura STR e di resistenza del terreno GEO .

In riferimento a quest’ultimo stato limite  (GEO)  si considera il  collasso della palificata nei riguardi dei carichi assiali, dei carichi trasversali, di quelli di sfilamento e di stabilità globale.

Nel secondo tipo di verifica devono essere presi in considerazione almeno i seguenti stati limite di servizio, quando pertinenti, questi  riguardano  gli eccessivi cedimenti o sollevamenti e  gli eccessivi spostamenti trasversali.